Alex Face è nato nel 1981 a Chachoengsao, in Thailandia. Vive e lavora a Bangkok.
Alex Face (Patcharapon Tangruen) è un graffiti artist tailandese che si esprime attraverso una pittura di strada e su tela e con gradi sculture in bronzo. La sua Street Art si è affermata in Thailandia raggiungendo successivamente il successo anche nelle città oltreoceano grazie all’iconografia riconoscibile con la quale il quale l’artista provoca gli abitanti della città attraverso interventi in spazi pubblici, a riflettere su temi sociali della contemporaneità. La sua fama raggiunge il culmine nel 2009, anno in cui diventa padre di una bambina, e quindi consapevole dell'incertezza del divenire del mondo in cui la figlia crescerà. Nelle sue grandi tele, Alex raffigura un personaggio che rappresenta la figlia, un bambino dai tre occhi abbigliato con un costume da coniglio, che con sguardo assonnato e ironico trasmette un profondo senso di stanca vulnerabilità.
"Questo nuovo corpus di opere esplora il rapporto dinamico che sussiste tra passato e futuro attraverso una reinterpretazione dei classici dipinti delle Vanitas.
Gli elementi al neon rappresentano la delicata e leggera danza che unisce passato e futuro, enfatizzando la necessità di accogliere il cambiamento rimanendo pur sempre ancorati alla realtà più autentica e genuina. Allo stesso tempo, l’elemento fuoco trasmette l'essenza caotica della vita, amplificando il senso di impermanenza e di urgenza.
"Neon and Fire Vanitas" ci invita a contemplare le connessioni tra la storia, e la modernità, e l'amara bellezza del caos che sta nel mezzo."
Alex Face
Da dove hai tratto ispirazione per Monument of Hope e poi per Neon and Fire Vanitas?
Ho tratto ispirazione per entrambe le mostre durante la pandemia. In un certo senso la pandemia mi ha fatto realizzare l’incertezza di tutte le cose, inclusa l’arte dei murales. Anch’essi sono temporanei e possono semplicemente scomparire con il passare del tempo.
Come mai hai scelto di esprimere la tua poetica ispirandoti alla natura morta del XXVII secolo? Cos’è che ti lega all’arte del passato?
Personalmente amo molto i capolavori e i dipinti antichi. Ogniqualvolta ho l’opportunità di visitare e vedere dei capolavori in qualche museo, le opere nella realtà, dal vivo, sono ancora più suggestive e ispiratrici.
La storia dell’arte di ogni epoca, infatti, ha influenzato e trasmesso lo sviluppo dell’arte fino ai giorni nostri. Ad esempio, la stessa natura morta olandese del XVIII secolo parla delle incertezze della vita, ed è quindi diventata la mia principale ispirazione per questi dipinti, a cui ho incorporato elementi della street art del mio lavoro personale.
Il tuo linguaggio è forte sia nella pittura classica che nella pittura con lo spray e dei graffiti. Quale anima prevale nella tua vocazione artistica? L’anima da street artist o quella da artista presente nelle collezioni dei musei?
A dire il vero, amo entrambi i linguaggi, sia quello della pittura classica che quello della street art, motivo per il quale nel mio lavoro cerco sempre di fonderli insieme.
"La natura morta è una delle modalità pittoriche più filosofiche. Essa si chiede: può qualcosa essere reale e allo stesso tempo essere un'illusione? Cos’è che dà valore alle cose oltre il loro uso immediato? È questo mondo in cui viviamo realmente qualche cosa in più di un mazzo di roba casuale?
Questo è il potere della natura morta. È qui, più di ogni altro tipo d'arte, che la vita sociale ed economica delle cose diventa visibile."
(The New York Times)