CABINET OF CURIOSITIES

Light, Magic and Emotion: The Art of Joe Sorren Between Impressionism, Surrealism and Abstract Art
Luglio 2, 2024
CABINET OF CURIOSITIES
Joe Sorren, uno dei più eccezionali artisti contemporanei a livello internazionale, che ha fatto innamorare ed emozionare i collezionisti di tutto il mondo  è ora in procinto di tornare in scena con il suo nuovo solo show dal titolo “Between the Wrinkles”, presso la Dorothy Circus Gallery di Londra.
Ma chi è Joe Sorren e cosa rende la sua opera così assolutamente unica?

 
 
UNO SGUARDO ALLA STORIA DI JOE SORREN
 
Joe Sorren è un artista americano (statunitense) nato a Chicago nel 1970 e cresciuto a Flagstaff, in Arizona.

Joe Sorren Inizia a dipingere intorno al 1989, dopo aver avuto il suo primo incontro artistico al Museo d'Arte di Chicago, dove rimane profondamente colpito da “Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte” di Georges Seurat.

Joe Sorren  si dedica quindi allo studio dell’Arte e si laurea in Belle Arti alla Northern Arizona University nel 1993, per poi iniziare a lavorare come direttore creativo per la rivista Transworld Snowboarding.
Tiene la sua prima mostra personale nel 1995 e nel 1997 vince la medaglia d'oro al concorso della Society of Illustrators di New York, importante riconoscimento a livello mondiale. 

Dopo un lungo soggiorno a New York, Joe Sorren trascorre alcuni anni a Firenze e a Barcellona, dove assimila sia le influenze artistiche italiane e che quelle spagnole.

Le sue opere d’arte sono apparse in tre libri monografici e in prestigiose pubblicazioni tra cui: “The New Yorker”, “Time” e “Rolling Stone”; ha inoltre lavorato con Warner Bros, Fox, e NBC.
 Ha esibito i suoi lavori in mostre personali all’ interno di numerose gallerie e musei statunitensi e internazionali.

Nel 2010 Joe Sorren non solo ha avuto la sua prima retrospettiva, ma è stato anche presentato nelle mostre “Art from the New World” al Bristol City Museum, e “Pop Surrealism,” tenutasi al Museo di Arti Visive di Palazzo Collicola a Spoleto, in Italia, curata dalla Dorothy Circus Gallery durante il “Festival dei Due Mondi”.
 
LA POETICA DI UN ARTISTA CHE SFIDA OGNI CATEGORIZZAZIONE
 
 
Joe Sorren, come anticipato, è stato uno dei capostipiti del movimento del Pop Surrealism, una variazione del movimento surrealista influenzata dalla cultura popolare negli anni '60 e ’70.

Sorren, tuttavia, ha da subito interpretato questo ritorno alla pittura come un invito alla libertà d’espressione di natura espressionista, facendo della sua pittura un mezzo unico per veicolare la Poesia attraverso l’Arte. Ad oggi, la pittura di Sorren non appartiene a nessun movimento e sfugge a qualsiasi schema restando libera e unica. Le opere di Joe Sorren  fondono insieme il ritmo fluido dell'impressionismo e la fantasia del surrealismo, in una declinazione pittorica in cui la materia si contrappone alla visone dell’artista e protende verso l’astratto.

L’arte di Joe Sorren incarna la straordinaria immaginazione di un artista puro e manifesta la sensibilità senza filtri di chi non ha nulla da dimostrare. 
Sorren è diventato famoso a livello internazionale per il suo stile unico e per la rappresentazione di personaggi d’ispirazione cartoonesca, che interagiscono in ambientazioni magiche ed oniriche. 

Grazie alla poesia delle sue immagini, ai suoi caratteristici paesaggi sfumati che rimandano ai maestri dell’impressionismo, e alle sue distintive pennellate, Sorren diventa ben presto una delle figure predominanti nella scena dell’ avanguardia culturale americana.
 


Maestro contemporaneo dell’“emotion lighting”, Joe Sorren dipinge ad olio su tele di grandi formati, con una tecnica dall’effetto morbido a caratterizzata da un utilizzo sapiente del colore, capace di restituire al nostro sguardo la visone della luce dorata del sole mentre si immerge nelle nuvole di un temporale estivo. 
 
La sua arte è stata, infatti, fortemente  influenzata dai primi pittori impressionisti, in particolare per la scelta di evocative palette di colori, e delle pennellate dense che  si fondono in un incredibile resa della del contrasto tra luce ed ombra, spesso protagonista dei suoi dipinti.

Sorren non solo cattura i raggi del sole come un colore, ma li piega al significato delle sue emozioni, orchestrando una sinfonia di sfumature, riempiendo la tela con un forte senso di rigenerazione e trasformazione, generando una visione in cui ogni pennellata risuona con il suono puro e incontaminato della felicità.
 
La grande maestria di Sorren è proprio quella di evocare sentimenti profondi e originare immagini capaci di travolgerci, lasciando un segno indelebile su tutti coloro che hanno il privilegio di fare esperienza dal vivo della sua opera.

I suoi dipinti evocativi sono il riflesso delle sue esperienze di vita personali, un vissuto profondo che riflette la storia della sua vita vista sotto la magica lente di una fervida immaginazione, e i suoi più dolci desideri.

Come ha affermato l’artista, egli trae ispirazione non solo dai comportamenti umani, ma anche dalle cose e dai luoghi più semplici e quotidiani, come da un semplice negozio di alimentari o da piccoli oggetti luccicanti che trova per terra. 
 
Dalle sue pennellate impressionistiche prendono vita creature misteriose, colte nel loro inaccessibile oceano e immerse in uno stato al contempo malinconico e gioioso, I suoi personaggi surreali silenziosamente espressivi, esplorano le meraviglie della natura e dello spirito umano.  E noi inspiegabilmente ci identifichiamo in essi anche nell’assenza di forme precise, forse per quella caratteristica di a apparire allo stesso tempo vulnerabili e forti?
 
JOE SORREN E IL PROCESSO CREATIVO
 
Di grande fascino risulta il suo personale processo creativo, nel quale l’arista permette alle sue opere di mutare naturalmente e inconsciamente.

Nelle sue opere gli strati di pittura si aggiungono uno dopo l’altro facendo sì che una figura possa spontaneamente trasformarsi in una collina immersa in un paesaggio o un albero possa diventare una creatura umana. Talvolta un paesaggio può diventare un parasole, oppure un tostapane può trasformarsi in un giradischi.
L'artista, in un'intervista con Alexandra Mazzanti rilasciata per Dorothy Circus Gallery ha dichiarato:
“My approach to art? I don’t work with sketches; I just put the canvas up and try to create a history on the canvas. I just put the paint on, add more paint, and more, until things start to evolve and things start to show up —what initially looks like a shovel may transform into a grizzly bear, or something else.  I try not to just come up with an idea and render it. 
I more try to have a conversation with the canvas. Because in the end, what is the painting? A painting is a two-dimensional recording, of three-dimensional movement and space. 
So that the energy that brushstrokes inform the viewer just as much as the actual image that you are trying to portray It allows you to create moments that can surprise yourself and its kind of the all-goal if you can keep yourself engaged and Discovering rather than Rendering.
"
 
 
La narrazione dei suoi dipinti è sempre libera e fluida, si stratifica e si modifica.
Alla sua base c’è la fiducia dell’artista nelle proprie capacità di ricordare e interpretare la vita ma anche di lasciare che essa si racconti attraverso i colori che le appartengono e senza trascurare quei semplici ed irripetibili dettagli che la rendono vera.

In questo modo, tutte le sue opere di Joe Sorren acquistano un carattere non solo di spontaneità, ma anche di vulnerabilità e onestà. Caratteristiche che fanno spiccare in modo particolare i suoi lavori.
Citando Jude Bergeron a proposito di Joe Sorren: “You know that every inch of the surface has been carefully considered while it still maintains that childhood carelessness of a crayon drawing. The dichotomy is astonish."
 
Altrettanto interessante, oltre al processo creativo di Sorren, al cui centro vi è la “ricerca dell’anima dell’opera” che non prevede schizzi preparatori, è  il processo finale di questa creazione artistica. L’artista infatti, per comprendere se l’opera è finita, se ne distacca, quasi fingendosi un osservatore casuale. E solo dopo questo distacco da essa che riesce a comprendere se l’opera è compiuta o se è necessario lavorarci ancora.
 
MAGICI MONDI, MAGICHE CREATURE
 
Sperimentando costantemente nuove forme e palettes, Sorren mette in risalto i volti e i gesti affettuosi delle sue creature, dando vita a delle favole che siamo invitati vivere con i nostri occhi. 
Gli argomenti emotivi di Sorren sono profondamente toccanti e in grado di trasportarci nella serenità senza tempo e memorabile dell’infanzia.
 
 
La cantautrice Ingrid Ellen Michaelson, parlando di Joe Sorren ha affermato: “It seems to me that Joe makes friends. Or at least makes things he wants to hang around with and observe. Almost all, if not all, of the creatures he creates have a sweet humanness about them.Even the grotesque ones have some sort of kindness in their eyes. Or maybe sadness. But sadness is so human. Joe paints a face and it is the sort of face that you want to touch with your fingers. It is the sort of face that you desperately want to comfort or confide in. It is the sort of face that you have known all of your life. He brings another word to you, a little world that you want to crawl into and roll around in. It is a blurry fuzzy, dreamy alternate reality where everything is a possibility and cupcakes are an acceptable dinner.”
 
TORNARE A DIPINGERE PER TORNARE A CASA
 
Joe Sorren, dopo anni di grandi successi a livello internazionale, ha preso una pausa dalla pittura, un tempo intenso durante il quale l’artista ha fatto esperienze di viaggi di amori, di lutti. 
Oggi troviamo l’eco di queste esperienze tra le rughe che hanno segnato il volto di una artista dalla maturità espressiva tangible.
L’artista, in un’intervista rilasciata alla Dorothy Circus ha affermato: “While I was traveling around these past years, meeting such wonderful people and those experiences; I found that my scope for narrative has grown; finding these subtle moments worth exploring everywhere I seem to look.”
 
 
L'arte di Joe Sorren ha quindi vissuto un'evoluzione che riflette la sua esperienza e maturità. Rispetto alle precedenti, Le sue opere attuali esplorano una gamma più ampia di temi ed emozioni, catturando i sottili dettagli della vita quotidiana e trasformandoli in narrazioni visive coinvolgenti.
In particolare, la sua ultima serie di opere ha avuto al centro il tema del ritorno a casa, e l’idea di creare un mondo verso il quale valga la pena tornare.
 
GUARDARE AI GRANDI PER ESSERE GRANDI
 
 
Joe Sorren ha diversi grandi artisti da cui si è fatto influenzare e da cui trae ispirazione.

I suoi modelli sono i grandi maestri come Sargeant ,Degas, Rockwell e soprattutto Van Gogh. Nelle sue opere, infatti, possiamo trovare non solo una grande dominanza di colore giallo, ma anche le pennellate materiche, che possono farci rievocare le opere di Vincent Van Gogh.

Ma non solo. Il momento che ha dato inizio alla pittura di Sorren, che come abbiamo detto risale alla sua visita al Museo d'Arte di Chicago, ha visto come protagonista l’opera di Georges Seurat “Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte”.
 
 
Se nell’uso delle pennellate veloci e della luce possiamo ritrovare un richiamo all’impressionismo, nell’atmosfera onirica e in certe composizioni di Sorren possiamo ritrovare il simbolismo del più grande esponente del movimento che porta questo nome: Odilon Redon.

Per Redon, (1840 1916), in assoluto il più importante rappresentante de simbolismo pittorico, la vera dimensione dell'arte era il sogno, che permette all'artista l'esplorazione di un fantastico mondo interiore.

Redon filtrava la realtà, così come oggi fa Sorren, attraverso la memoria e l'immaginazione, dando alla sua composizione una valenza evocatrice che va al di là dell'aspetto esteriore.
 
Odilon scrisse:«Ho creato un'arte secondo il mio parere, con gli occhi aperti sulle meraviglie del mondo visibile [...]. È la natura che ci impone di obbedire ai doni che ci ha dato. I miei mi hanno indotto al sogno. Ho subito i tormenti dell'immaginazione e le sorprese che essa dava sotto la matita; ma queste sorprese le ho condotte e guidate secondo le leggi organiche dell'arte che conosco e sento, con il solo scopo di ottenere nello spettatore, per subitanea fascinazione, ogni possibile richiamo dell'incerto e ogni evocazione, ai confini del pensiero.»
 
 
Egli voleva "far vivere umanamente degli esseri inverosimili secondo le leggi del verosimile mettendo, per quanto è possibile, la logica del visibile al servizio dell’invisibile".

Ed è ciò che ritroviamo anche in Sorren: creature fantastiche, paesaggi da sogno, colori che trasmettono felicità e amore per la vita, ma allo stesso tempo atmosfere che possono incutere timore e mistero.
 
Anche le palette di alcune opere risultano simili, come quelle di “My Other Boat is a Boat” e “Butterflies”, o di “Baronne de Domecy” e “Anthologia”.

Queste ultime due opere, inoltre, risultano avere pressoché la stessa composizione. Una donna di tre quarti che, stagliata su uno sfondo azzurro e verde, guarda qualcosa che allo spettatore non è possibile vedere. Tutta la composizione che le circonda, probabilmente, vuole richiamare il vivido mondo interiore delle due donne.
 
 
Nell’opera "The Critic" di Joe Sorren, l'attenzione è rivolta alla complessa interazione tra l'opera d'arte e l'osservatore. Questo straordinario dipinto ci restituisce la sensazione di connessione che possiamo provare con un'altra persona, trascendendo gli incontri fisici, la stessa sensazione simile ad una brezza, che ci permette di accedere alle emozioni dell'artista attraverso il suo lavoro.
Il soggetto è immortalato nell'atto di scrivere, disteso su di un masso che domina la tranquilla distesa di un mare denso, ricco di sfumature di verde e blu che si estendono all'orizzonte. 

Intorno a lei, onde leggere si infrangono e si ritirano, amplificando l'atmosfera di quieta contemplazione.
 
 
E’ proprio questa sua contemplazione di un'opera immaginaria, che esiste esclusivamente nella sua mente, a creare un affascinante effetto concettuale di "quadro nel quadro". Questa esperienza visiva stratificata evoca un senso di profondità e complessità che rimanda ad uno dei capolavori di Édouard Manet ‘Un bar aux Folies Bergère’ del 1882.

Accanto alla figura si trova una creatura misteriosa e enigmatica, la cui forma sfugge a una facile categorizzazione. Questa presenza enigmatica funge da potente simbolo dei vasti regni dell'immaginazione che risiedono nel soggetto dell'artista. Attraverso l'abile pennellata di Sorren e le suggestive immagini, "The Critic" diventa una testimonianza del potere dell'arte nel colmare le distanze tra di noi, offrendo uno sguardo sulle connessioni profonde che possono esistere tra individui, anche in assenza di un incontro diretto.
 
L’inizio di ogni sua opera è di per sé l’inizio di un’avventura, che conduce l’artista, e poi tutti noi, in mondi sconosciuti, popolati dalle creature più diverse.

Nelle parole di Donna H. Baxtwer: “Joe is partial to adventure. He enjoys swords fights with really long liquorice whips, dances a romantic lead in Argentine tango and likes to run barefoot through the hills.”
 
 
E anche noi, di fronte ai suoi dipinti, non possiamo che incamminarci scalzi, esplorando vette e colline, guardano la luce del sole riflessa nell’acqua, facendo amicizia con le creature tra le più magiche e incredibili. Possiamo farci trascinare dalla leggera brezza che accarezza la natura dei suoi paesaggi, calarci nelle profondità marine insieme a sirene dai lunghi capelli rossi o ascoltare sinfonie mai sentite prima.

Quello che promettono le sue opere è l’immersione in un mondo altro, onirico, magico e colorato che i nostri occhi e il nostro cuore non potranno facilmente dimenticare.

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DCG ROME

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