CABINET OF CURIOSITIES

Kana Tsumura: Between Life, Memory and the Beauty of the Moment - The Delicate Poetry of Still Life
Settembre 12, 2024
CABINET OF CURIOSITIES

Il 26 settembre verrà inaugurata alla Dorothy Circus Gallery di Londra la mostra personale di Kana Tsumura, una giovane artista giapponese di eccezionale talento.

La mostra, intitolata semplicemente "Life In Still Life", presenterà una serie di tredici opere inedite, che, come attraverso una lente ipnotica, inviteranno gli spettatori ad esplorare le profondità delle emozioni e le complessità della femminilità moderna.

 
 

Kana Tsumura nasce nel 1998 a Hiroshima, e si laurea presso la prestigiosa Musashino Art University, specializzandosi in Pittura ad Olio. Tsumura ha già ottenuto numerosi premi, attirando l'attenzione di collezionisti e critici d’arte, e affermandosi rapidamente nell’universo dell'arte contemporanea.

 

Questa straordinaria artista trae ispirazione dalle Still Life del XVII secolo, reinterpretando questo genere, così raro nell’arte contemporanea, con uno stile unico, autentico e delicato.
Le sue Nature Morte sono delle tavole imbandite con fiori, candele, specchi e sfere di cristallo, torte, carne e pesce .Le mani presenti nelle sue tele tappresenyano l'elemento di movimento e di “rottura” dalla tradizionale della Still Life . Mani che emergono, volte a prendere qualche cibo delizioso o mentre reggono un calice di vino o delle posate.

 

 

La pittura di Tsumura non è convenzionale. Qualcosa di magico aleggia e ci fa immergere in una dimensione di sogno Le sue Nature Morte sono vive e pulsanti, nelle quali il colore blu emerge con forza e ci trasporta in una dimensione parallela, in cui siamo ospiti di un banchetto invitante che ci offre delizie e piaceri, ma anche verità sulla vita. Guardare ad una sua opera significa assistere a preziosi frammenti di vita, ricchi di fascino e mistero. Sembra esserci qualcosa di non detto, qualcosa ch solo noi possiamo comprendere.

 

L’Artista, con la rappresentazione di scene così intime, ambigue, indefinite, lascia allo spettatore la libertà di vivere l’opera a modo proprio. Lo spettatore è chiamato a continuare la storia, e ad immaginare le connessioni esistenti all’interno del dipinto.

 

 

A Tsumura piace “lasciare spazi che l’immaginazione possa colmare”. Non tutto deve essere detto ed espresso. Dobbiamo lasciare all’immaginazione di chi guarda lo spazio per fare dell’opera qualcosa di proprio.
Proprio riguardo a questo Tsumura, in un’intervista rilasciata ad Alexandra Mazzanti, direttrice della Dorothy Circus Gallery, ha rivelato: “La mia speranza è che lo spettatore rifletta sulla propria idea di intimità, di relazione, e su ciò che resta inespresso nei momenti più segreti.”

 

Attraverso una minuziosa capacità descrittiva ed evocativa dell’esperienza intima, le opere di Kana Tsumura restituiscono il “Momentous memories”. Kana crea è un vero prodigio sinestetico in cui possiamo percepire il profumo dei fiori e dei loro petali caduti sul tavolo, possiamo gustare le diverse pietanze, e sentire le voci dei commensali conversare.


Le diverse texture stimolano i nostri sensi su più livelli, non evocando solo una reazione visiva, ma coinvolgendo anche il tatto, il gusto e persino l’olfatto.E con questo intreccio sensoriale si crea qualcosa di profondamente primordiale. Le Immagini di Kana, che come nella radice latina “Imago”, sono fantasmi, sogno, ricordo, riflesso, allucinazione, e condividono momenti irripetibili attraverso una descrizione meticolosa ed evocativa di esperienze intime.

 

 

Citando l’artista: “La memoria è il nucleo centrale della mia arte, ma non in modo letterale o documentaristico. Non si tratta di ricordare i singoli momenti o gli oggetti, ma di catturare l’atmosfera: la bellezza fugace, il mistero, quel sottile senso di inquietudine. Uso i miei ricordi come fili emotivi, intrecciandoli in ogni pennellata. Ciò che permane dentro di me sono le emozioni legate a quei ricordi, e cerco di distillarle nelle mie opere, affinché lo spettatore possa percepire quelle stesse sensazioni: una strana familiarità, una leggera tensione o un calore rassicurante.”

 

Le nature morte di Tsumura sono profondamente radicate nella tradizione della vanitas e del memento mori, trovando una particolare affinità con i pittori del XVII secolo che hanno dato grande profondità a questi temi. Kana ci invita a riflettere sul senso di fragilità, di transitorietà e di ineluttabilità del tempo. Lo troviamo raffigurato nei petali di fiori sparsi sul tavolo, nella carne o nel pesce. In questi elementi ritroviamo il riferimento alla morte e alla caducità di tutte le cose.

 

 

Lo ritroviamo in Tsumura così come in importanti opere del passato, come "Il Canestro di frutta" di Caravaggio, realizzata alla fine del 1500, nella quale è dipinta una canestra di vimini contenente diversi tipi di frutta. La frutta e le sue foglie non sono perfetti. La mela è bacata, alcune foglie sono secche, alcuni acini d’uva sono rovinati, tutti elementi con i quali Caravaggio volle esprimere il senso dell’impermanenza delle cose terrene e della vita stessa: Il frutto, fonte di vita, è destinato a perire, proprio come la vita.

 

Tuttavia, Tsumura vive nel nostro presente e per questo la sua opera riflette anche il mondo moderno. Come ha affermato l’Artista: “oggi vedo la vita e la morte come qualcosa di più fluido: non rappresento mai la morte senza suggerire al contempo un segno di vita. C’è sempre un richiamo alla vitalità, una traccia di qualcosa che ancora pulsa e vive. In questo senso, il mio lavoro non è più solo un confronto con la fine, ma una celebrazione del ciclo, del ritmo, della danza continua tra i due poli. È qui che mi distacco dalla tradizione: non si tratta più di fissare la mortalità negli occhi, ma di riconoscere il battito della vita all'interno di essa.”

 

 

Nelle sue Still Life, quindi c’è la vita e la morte, compenetrate perfettamente, poiché entrambe fanno parte di un ciclo continuo, dove l’una non può escludere l’altra.
Nel dipingere, Tsumura unisce alla simbologia della decadenza rappresentata dalla frutta aperta, dalla carne, dal pesce e dai petali sgualciti, alcuni elementi magici, dando così vita ad  un commento profondo sulla natura ciclica e rigenerativa dell'esistenza e mostrando la realtà del consumismo contemporaneo e le sue implicazioni.


La carne e il pesce occupano una posizione centrale nelle composizioni dell'artista, non solo per il loro impatto visivo, ma anche per il simbolismo che richiamano. L'atto del nutrirsi sottolinea come la vita si perpetui attraverso la morte, sia essa quella di un pesce, di un frutto o di un animale.

 

 

Nelle sue raffigurazioni l'artista non esprime un giudizio morale, ma si limita a riflettere la cruda realtà dell'esistenza. C'è qualcosa di profondamente umano in questo ciclo, che la sua opera cerca di raccontare. Anche se frutti e animali sulla tavola non sono più vivi, la loro presenza continua a vibrare di vita, ricordando la nostra dipendenza da ciò che la natura ci offre.

 

Ogni giorno siamo testimoni del decadimento e della morte, ma quando cerchiamo conforto al di là dell'ordinario, dove passato e presente si fondono in un istante eterno, scopriamo una verità di straordinaria profondità. È importante saper abbracciare la ciclicità della vita, trovando bellezza anche nelle sue piccole e fugaci manifestazioni. Dobbiamo imparare a godere del banchetto che essa ci offre, assaporando con pienezza i brevi momenti di gioia che ci regala, come preziosi frammenti di luce lungo il nostro cammino.

 

 

BREVE STORIA DELLA STILL LIFE

 

La natura morta ha origini molto antiche, anche se si è sviluppato come vero e proprio genere artistico in un’epoca più recente. Qui parleremo brevemente della sua storia, facendo riferimento ad alcuni suoi importanti esponenti.

La natura morta è una rappresentazione pittorica che raffigura oggetti inanimati, generalmente frutta e fiori, ma che può comprendere anche elementi diversi, come ortaggi, strumenti musicali, bottiglie, animali senza vita, teschi ed insetti.

 

 

Oltre alla sua funzione decorativa, la rappresentazione di oggetti, fiori o cibo è spesso un invito alla riflessione profonda. Ogni immagine diventa un portale verso la comprensione del mondo e della vita, svelando simboli, allusioni e significati nascosti
Attraverso le still life i pittori potevano celebrare i piaceri materiali come il vino e il cibo, oppure potevano dare un monito sulla natura effimera di tali piaceri e ricordare la caducità della vita umana.


Questo genre pittorico si configurò come autonomo solo all'inizio del XVII secolo, anche se ci furono esperienze figurative vicine alle still life molto più antiche. Ritroviamo infatti alcune “nature morte” anche in Grecia e nell’antica Roma e ancor prima in Egitto.
Le radici di questo genere si trovano nella pittura fiamminga tra il ‘400 e il ‘600 e nelle opere degli artisti spagnoli che realizzavano bodegón (ossia la raffigurazione di cucine umili e di tavole imbandite).

 

 

Per tutto il secolo XVII, tuttavia, la natura morta non godette di grande considerazione, poiché veniva considerato un genere minore rispetto alla pittura di storia o ad altri generi pittorici.
Nel contesto della gerarchia dei generi stabilita in tale secolo dall’ Accademia Francese, la natura morta era considerata il genere meno prestigioso, classificata al quinto posto dopo la pittura storica, il ritratto, la pittura di genere e il paesaggio. La natura morta e il paesaggio erano considerati generi inferiori poiché non coinvolgevano soggetti umani.

 

 

Il termine natura morta venne introdotto in Italia solo alla fine del XVIII secolo, dalla locuzione olandese stilleven, ovvero “vita silenziosa".
Il genere della Still Life, quindi, fiorisce in Europa alla fine del ‘500, anche per via della grande curiosità naturalistica del secolo precedente, mossa dalle scoperte scientifiche del XVI secolo.
Si sviluppò particolarmente in Olanda, dove gli artisti dell’epoca d’Oro Olandese portarono il loro interesse per l'arte floreale a un livello successivo, dando vita alle vanitas, a loro volta ispirate al memento mori.

 

 

LE VANITAS E I MEMENTO MORI

 

Le Vanitas e i Memento Mori furono due generi molto popolari soprattutto nel XVII secolo, durante un'epoca religiosa in cui quasi tutti credevano che la vita terrena fosse solo una preparazione per un'altra vita.
Il memento mori (dal latino “ricorda che devi morire”) era un’opera d’arte che aveva come scopo quello di ricordare allo spettatore la propria mortalità e la fugacità della vita. Questo tipo di opere presentavano spesso elementi come il teschio, ma anche fiori recisi, la clessidra, l’orologio e le candele spente o consumate.
Le vanitas, invece, erano nature morte che, oltre a questi elementi, presentavano anche altri oggetti, che andavano a simboleggiare la futilità dei piaceri e dei beni mondani, come il vino, gli strumenti musicali o i libri.

 

 

SUBLIME BELLEZZA E SIMBOLOGIA PROFONDA : ARTISTI E STILL LIFES DEL PASSATO

 

Tra gli artisti di nature morte più significativi che possiamo citare, oltre a Caravaggio, a cui abbiamo già fatto riferimento, ci fu Fede Galizia( 1578-1630), pittrice italiana attiva tra 1500 e 1600. L’artista dipinse soprattutto Ritratti, la figura di Giuditta e le nature morte. Galizia fu ispirata sia dai fiamminghi che dall’Arcimboldo, ma in particolar modo dal Canestro di frutta del Caravaggio


Le sue nature morte si distinguevano per la loro eleganza ed essenzialità. Le sue erano Still life con pochi oggetti, generalmente frutta, fiori ed insetti, opere che nella loro semplicità e nella rappresentazione di questi elementi talvolta imperfetti (la frutta decomposta, i fiori sgualciti, i petali caduti) volevano mostrare la fragilità della vita.
Tra le sue opere forse più significative possiamo citare la spendida “Ciliegie in una coppa d'argento con mele cotogne”

 

 

Altri artisti di grande importanza in questo genere furono Ambrosius Bosschaert il Vecchio, autore di varie composizioni di fiori sempre eseguite con minuzia e precisione, ma soprattutto l’incredibile artista fiamminga Clara Peters (1594-1636) pittrice pioniera della natura morta.
Clara Peters realizzò opere di sublime bellezza, estremamente dettagliate, nelle quali talvolta possiamo scorgere il suo stesso riflesso (solitamente sulle superfici riflettenti degli oggetti presenti nelle sue composizioni). Come, per esempio, in “Natura morta con pesci, una candela, carciofi, granchi e gamberi” (1611 c.) dove il suo riflesso compare nel coperchio nero di una brocca rappresentata in secondo piano.


Le sue erano composizioni ricche di elementi e particolari. Rappresentava tantissimi tipi di cibi ed utensili da cucina diversi, che colpiscono il nostro occhio per la maestria con cui sono stati realizzati. Il realismo delle sue opere è infatti incantevole, seppur nelle sue composizioni si possa percepisce un certo alone di mistero.

 

 

 

Nel XVIII secolo, il pittore francese Jean-Baptiste Chardin, ispirato dai maestri dell'Età d'Oro olandese, creò nature morte di piccole dimensioni e dalla composizione semplice, spesso raffiguranti cibo e oggetti quotidiani. Le sue opere, realizzate con uno stile di straordinaria raffinatezza, includono la delicatissima “The Sliced Melon” del 1760.

 

 

Volgendoci all’arte moderna, troveremo poi Édouard Manet che esplorò questo genere, rappresentando diversi soggetti, dai fiori agli animali senza vita, ortaggi e tavole imbandite. Anche Paul Cézanne, darà vita a diverse splendide Still life, tra le quali spiccano quelle con le mele, come Natura morta con mele e arance (1899).
Le sue still life non sono più realistiche, ma diventano il soggetto perfetto per l'esplorazione della spazialità geometrica. I suoi esperimenti portarono direttamente allo sviluppo della natura morta cubista agli inizi del XX secolo.

 

In seguito, infatti, anche Picasso si cimenterà nella natura morta, creandone moltissime, tra cui la celebre “Natura Morta con Sedia Impagliata”.
In Italia, invece, nel novecento fu Giorgio Morandi il principale esponente della natura morta, genere che esplorò in modo innovativo ed estremamente personale, rappresentando soprattutto oggetti quotidiani come bottiglie, vasi e utensili da cucina.

 

 

La natura morta ha quindi attraversato secoli e stili, evolvendosi da semplice rappresentazione di oggetti quotidiani a un vero e proprio veicolo di profonde riflessioni esistenziali. Dai fasti del Seicento olandese alle sperimentazioni del Cubismo, fino alla poetica essenzialità di Morandi, alle composizioni  incantevoli di Kana Tsumura, questo genere artistico si è modificato ed evoluto, pur mantenendo intatta la sua capacità di evocare la fragilità dell'esistenza. Ogni natura morta è, in fondo, un dialogo silenzioso tra l'artista, il tempo e lo spettatore, un invito a cogliere la bellezza e la transitorietà dell’istante.

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DCG ROME

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