“Tutto svanirà senza lasciar traccia.
Noi siamo della materia di cui sono fatti I sogni
E la nostra piccola vita è circondata da un sonno”
(La Tempesta – W. Shakespeare)
La Dorothy Circus Gallery, in occasione del suo quarto compleanno, riporta sulle scene dell’arte contemporanea italiana Nicoletta Ceccoli, con una mostra personale dal titolo “Incubi Celesti”, un omaggio all’Alice di Lewis Carroll.Al tema dell’infanzia che svanirà senza lasciare traccia, a quel passaggio che porta il bambino nel mondo degli adulti e al sogno, l’artista Nicoletta Ceccoli dedica la sua mostra.Alice diventa allegoria degli incubi celesti dei bambini, popolati da mostri, avventure straordinarie, la curiosità morbosa per l’eccitante paura e l’angoscia prima del risveglio liberatorio. Una bambina dai grandi occhi grigi, con il volto di porcellana tiene in braccio tante bambole con le sue sembianze,tanti frammenti di una se stessa che non c’è più.I colori diafani si stagliano su uno sfondo nero che racconta sapientemente l’immenso vuoto della solitudine incombente sulle anime, al quale si cerca di rimediare colmandolo con degli oggetti, abitanti di una realtà parallela riflessa. La fanciulla impone un senso di silenzio cinematografico come se volesse condividere un misterioso segreto con chi le sta di fronte. Un coniglietto addolorato, nocchiero dell’Ade dell’infanzia, traghetta l’antica compagna di giochi presso l’altra sponda, solcando le acque tristi in cui galleggiano pezzi di lego e altri giocattoli al fine di raggiungere l’età adulta: atmosfere sospese, rarefatte, da sogno. Lo spettatore, come Enea, scende negli Inferi per rivedere quel mondo che non gli appartiene più e che desidera fortemente, ma non osa turbare i fantasmi del passato, si limita a guardare. I serpenti che avvolgono fanciulle dai corpi esili simboleggiano le spire della razionalità senz’anima che stritolano l’ingenuità in una nuova rivisitazione del mito di Adamo ed Eva. Ricorrendo a modi e forme del linguaggio infantile e mettendo sotto vetro le paure dell’adulto, Nicoletta Ceccoli racconta questo delicatissimo trapasso e la conseguente assenza di sogni rivisitando i temi dell’infanzia, del gioco e della crescita, antropomorfizzando giocattoli e paesaggi per creare una nuova e complessa cosmogonia. Nei suoi dieci lavori inediti acrilici su carta, prevale la ricerca in chiave psicoanalitica, costellata da una simbologia fatta di zuccheri e caramelle, bottoni e spilli. L’artista italiana ha esposto nelle maggiori gallerie di Pop Surrealism, da Seattle fino a Los Angeles passando per Toronto, Manchester e New York, suscitando critiche entusiaste e grande interesse da parte dei più importanti collezionisti della corrente. Le sue opere, veri frammenti di sogni struggenti ed inquietanti, coinvolgono in un’esperienza totalizzante, grazie alla tecnica minuziosa, la delicatezza dei colori, la ricchezza delle composizioni unite all’atmosfera delmondo delle favole e ad una profonda consapevolezza dell’esperienza femminile. Lo spettatore sente il bisogno di sognare, di nuovo, portando negli occhi le bambine di Nicoletta Ceccoli come souvenir di un viaggio tra la notte e il sogno.