Il cibo con i suoi svariati colori, le sue forme mutevoli ed accattivanti, rappresentato sia nella sua oggettività che nelle sue allusioni, è il punto di partenza da cui si può tratteggiare l’immagine di un universo meraviglioso, un “Wonder-Food World”, degno di un posto d’onore anche nel mondo dell’arte. E “What a Wonder-Food World” è proprio il titolo del duo-show di Nouar e Laura Wächter, in scena alla Dorothy Circus Gallery dal 5 febbraio 2010.
Nouar è una giovane artista iraniana, laureatasi all’Art Center College of Design di Pasadena, California, nel 2004. La sua arte è profondamente influenzata dalle illustrazioni pubblicitarie americane della metà del secolo scorso, coloratissime, ricche di umorismo e personaggi che fanno venir voglia di mangiarli. Laura Wächter è invece un’altra delle scoperte della Dorothy Circus Gallery. Ha solo ventidue anni e viene da Malaga, Spagna. E’ una talentuosa illustratrice, con un occhio molto critico verso il mondo contemporaneo ed estremamente tagliente.
“Man ist was Mann isst”. Con questo gioco di parole, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach esprimeva nel 1862 il concetto, destinato a imprimersi a lungo nella storia della cultura, secondo il quale “l’uomo è cio che mangia”.
Nato come netta opposizione alle teorie idealiste, il motto “Noi siamo quello che mangiamo” ha avuto molta fortuna nella storia poiché facilmente utilizzabile in molti campi dell’esistenza umana grazie alla capillare presenza del cibo o di riferimenti in merito in ogni aspetto della vita materiale o spirituale degli uomini.
Dal “Panem et circenses” per placare l’antica plebe romana al “Fate l’amore con il sapore” della pubblicità televisiva, passando per le “grandi abbuffate” del cinema, il cibo si fa metafora dell’amore, della passione, della cupidigia, dell’indulgenza e della pulsione attiva nei confronti della vita. Tutto questo, unito alla presenza del cibo nelle occasioni sociali, private o pubbliche, e alla connessione indissolubile con l’eros, trasforma il tema del cibo da apparente soggetto di genere a potenziale filo conduttore di molte interpretazioni dei fenomeni della vita.
“Ho fame di te”, “il pepe dell’amore”, “gli appetiti sessuali”, “gli ingredienti del raporto di coppia”, “la mangiatrice di uomini” sono solo alcuni dei numerosi esempi di come il linguaggio usato per descrivere uno degli elementi principe dell’esperienza umana, l’eros, si avvalga molto spesso di prestiti lessicali di tipo gastronomico.
La Dorothy Circus Gallery è pronta ad imbandire le sua ricca tavola con una mostra irresistibile per soddisfare occhi e palati con le opere di due artiste colte con le mani nella marmellata.