La Dorothy Circus Gallery di Roma è lieta di riportare in scena una doppia personale del pittore cinese Jeffrey Chong Wang e la pittrice coreana Grace Eunshin Kim.
La mostra, intitolata The Meeting, che inaugurerà sabato 18 febbraio, esplora, attraverso numerosi riferimenti alla pittura classica, le suggestioni personali del rapporto di coppia che caratterizza la storia di questi due artisti legati nella vita e nel lavoro.
Le composizioni cinematografiche di Jeffrey Chong Wang si intrecciano con gli scenari ludici e dinamici di Grace Eunshin Kim in un esame della società contemporanea in un gioco di richiami ai capolavori dei maestri della storia dell’arte.
Il doppio si presenta quale tema di una pittura colta di rimandi al codice misterioso del rinascimento italiano, in un legame tra arte e psicanalisi. Le opere di Wang ed Eunshin Kim ci fanno sentire in bilico, mentre percorriamo un passaggio che apre sull’abisso della mente, dove ragione e fantasia si uniscono in una danza di gemelli opposti.
L’eco del doppio ritratto viaggia da lontano, caricandosi di significati e suggestioni, da Giorgione a Lucien Freud. Questa eco, nonostante vesta un abito sempre diverso, arriva forte svelando l’animo del doppio sogno.
Lo sguardo lontano dei personaggi di Wang ed Eunshin Kim non lamenta il passato, ma restituisce una nostalgia antica che non riesce a nascondere e ne tradisce così l’irrequietezza e l’incontrollabile ricerca dell'estasi amorosa.
The Meeting apre un varco tra passato e futuro. Il tempo sembra scomparire lasciando il posto al sentimento umano, che emerge quale incarnazione di un presente inafferrabile in cui siamo simili e complici.
Se nelle otto nuove tele di Chong Wang assaporiamo quel surrealismo introspettivo che lo pone in dialogo con Magritte, le nuove 11 tele di Eunshin Kim, illuminate di una palette vibrante, esprimono un’esuberante forza plastica. Il volto si mescola con la maschera e la mise en scene si popola con dinamici paesaggi alla Cranach, congelati dall'effetto Still Image preso in prestito da Balthus.
La tensione, al tempo stesso drammatica e ironica degli scenari di Eunshim Kim, si traduce in una quotidiana ricerca della felicità.
La ricerca del mantenimento dell’equilibrio della felicità si consuma tra il desiderio di agire e l'istante precedente. Tutto ciò, quasi ricordando il momento in cui la mano di Eva si china per raggiungere il frutto proibito, nella negazione di una possibile felicità una volta interiorizzata la conoscenza del bene e del male.
L’introduzione del codice visivo della pittura asiatica nel contesto del programma curatoriale della DCG ha il ruolo di completare il ciclo di ricerca e scambio osmotico tra i linguaggi dell’iper-contemporaneo, iniziato con l’espansione dei codici del Pop Surrealismo in Europa, che si fonde oggi con un Surrealismo made in Asia, desideroso di rintracciare e ricollegarsi a elementi della pittura classica e della cultura europea, sempre più cardine e riferimento essenziale di studio per gli artisti oltreoceano e viceversa.
È per questo che siamo fieri di inaugurare il 2023 con le toccanti opere di questi due artisti, che hanno dato vita ad un corpo opere vasto e dal significato ricercato e profondo, che ci invitano ad appuntamento personale in un confronto culturale ed emotivo.