Con la fine di una florida stagione espositiva dedicata alle più accattivanti declinazioni del pop surrealismo giapponese e all’insegna del Rainbow, la Dorothy Circus Gallery è pronta a concludere in grande stile la sua primavera con un’altro imperdibile artista della scena neo-surrealista nipponica.
Il 9 giugno inaugurerà – col patrocinio della Fondazione Italia Giappone - la prima mostra personale europea dell’artista giapponese Fuco Ueda dal titolo “Yumei” - “Questo mondo e l’Altrove”, termine scelto dall’Artista per spiegare la complessa filosofia della percezione che emerge dai dodici dipinti in mostra, grandi tele sature di saggezza orientale e delicate emozioni, raccolte dai personaggi misteriosi sul fondo di paesaggi sottomarini.
Fuco Ueda è nata in Giappone nel 1979 e si laurea presso la scuola d’Arte di Tokyo. Così come Yosuke Ueno e Kazuki Takamatsu, fa parte di quella radice del nuovo Surrealismo sviluppatasi in Giappone, figlia di Yoshitomo Nara e Kawashima, che si estende e si snoda tra gli immaginari più ricchi e personali che fanno di questi Artisti dei Ninja dell’Arte pura e innovativa, come il contesto che li circonda.
L’uso estensivo di materiali naturali (come i pigmenti minerali, tessuto e legno) insieme con la pittura acrilica, riflette alla perfezione la qualità organica delle sue fictions, dove flora e fauna assumono sfumature vibranti mentre riempiono l’aria fluttuando nei cieli color lavanda, emergendo dalla nebbia senza fondo.
Le opera di Fuco Ueda possono essere definite come porte aperte su un limbo sconfinato, dove il tempo smette di scorrere, fisso in un’alba senza fondo, e lo spazio perde la sua consistenza. In queste scene a stop motion, complesse figure femminili restano impassibili, I loro sguardi persi nel divagare malinconico, I loro corpi bloccati in pose simboliche.
Le composizioni dell’artista rivelano un senso di acuta complessità e luce impercettibile che danno forma a scenari fatti di brezza e brandelli di sogni. Nonostante i colori lampeggianti e sgargianti che contrastano l’un l’altro creando l’effetto di un negativo fotografico, esse rivelano la stessa morbidezza e la medesima discreta iconografia delle stampe giapponesi ukiyo-e. Queste opere narrano di un “mondo fluttuante”, una realtà a parte, come succede per Yumei, che ci mostra l’esistenza precaria di fanciulle che abitano i giardini dell’inconscio.
Qui le verità universali aspettano solo di essere susurrate per mostrarci la linea sottile che divide il “qui” dal “lì”: “qui” oppure “mei” richiama il nostro mondo luminoso; “lì” o “Yu” è la terra dello spirito, il buio aldilà che ci osserva, ma che noi non possiamo avvertire. Essa è percepibile solo attraverso gli strati sottili di blu pallido e violetto che nascondono la prospettiva dei dipinti, facendo svanire ogni cosa nello spazio.
Nel bel mezzo della materia arcana, fanciulle ammalianti, la pelle sfiorata dall’oro, gli occhi cerchiati di rosso, restano immobili nella quiete di un ricordo, mentre cercano di comunicare con noi, per narrarci di una visione, la consapevolezza di quell’”oltre” che ci è estranea. Loro sono le uniche mediatrici a cui è concesso di giacere sulla linea del nulla, dove questo e l’altro mondo quasi si sfiorano, ma tutto rimane in sospeso.
Sul confine le figure non possono essere né vive né morte, mentre parti dei loro corpi diventano ossa, rendendole spettri vaganti. Ciò è evidente in “Kiss”, dove la fanciulla cerca di esaminare meticolosamente un fiore dai tratti bizzarri, in cerca di un ricordo perduto, un segreto celato.
In “Flames of this and the other World”, la stessa protagonista ci rivela un nuovo lato della storia, mostrandoci come il fuoco in realtà può diventare innocuo, assumendo sfumature rosee e improbabili. Queste sono fiamme interiori, simboli di conoscenza magica, che fluttuano nell’aria in cerca di rifugio presso le fanciulle smarrite, guardiane destinate a vivere in sospensione perpetua.
Ombre bizarre e sfumature astratte distorcono la luce naturale nei paesaggi incantevoli di Fuco Ueda che oscillano tra il concreto e l’invisibile, dove ogni cosa si rivela ma non nella forma in cui ci aspettiamo. “Yumei” sarà un’esposizione finale di colori eccezionali, un vibrante flusso di coscienza che lascerà lo spettatore senza fiato.