Dorothy Circus Gallery è orgogliosa di presentare una mostra di quattro artisti, già di casa alla DCG: il pittore cinese-americano Luke Chueh con il suo nuovo corpo di lavoro intitolato Ciao, la scultrice francese Clementine De Chabaneix con la sua serie intitolata Memories of the Future, e doppia personale della pittrice italiana Silvia Idili, e della pittrice giapponese Tada Koiichiro. Presenteranno una nuova serie in entrambe le sedi, a Roma e Londra.
Ad aprire questo nuovo percorso espositivo saranno le delicate sculture in ceramica di Clementine de Chabaneix le quali potrebbero essere descritte come un racconto animista che prende forma. Ognuna con la propria storia e personalità uniche, le sue sculture sono abitanti del mondo che esiste tra sogno e realtà. Invitano lo spettatore ad unirsi a loro in questo regno ed esplorare la loro immaginazione. Attraverso un perfetto equilibrio ed eleganti combinazioni cromatiche, ci spingono ad esplorare le nostre più pure sensazioni. Questa particolare serie, intitolata Memories of the Future, rappresenta l'idea di un futuro onirico. Gli scenari di Chabaneix includono una varietà di combinazioni di simboli e creature, come sciamani che cavalcano draghi, una donna che riposa su una palla da discoteca a forma di mondo, e grandi animali custodi di fiori di metallo, vestigia di antichi giardini in un mondo ipermoderno con lo scopo di esplorare il rapporto tra l'umanità e il suo ambiente. È notevole come nel suo recente lavoro, Chabaneix abbia, con originalità e tecnica squisita, ripreso da dove i suoi nonni, Les Lalannes, avevano lasciato. C'è, infatti, una risonanza poetica all'interno delle simbologie e delle narrazioni degli artisti.
Stupore e contrasto sono elementi chiave per interpretare i bizzarri scenari rappresentati dal pittore contemporaneo Luke Chueh. La sua nuova mostra personale intitolata Ciao, ispirata al suo imminente viaggio italiano in mostra a Roma, ripropone sul palcoscenico dell'arte la giustapposizione di "cute" e "bitter" a nuovi livelli. Bilanciando una dose di ironia e disperazione in una visione complessiva adorabile, camminando sul filo sottile tra commedia e tragedia, è impossibile non innamorarsi dei ritratti di orsi di Chueh. Analogamente a quelle di Clementine De Chabaneix, le opere di Chueh presentano una forte dualità tra modernità e riferimenti classici. Una composizione minimalista presenta un orso bianco che guarda intentamente la testa di un orso nero che tiene in mano, trasmettendo forti riferimenti all'Amleto pur rimanendo semplice e moderna. Altri ritratti monocromatici formano una serie di immagini che ricordano da vicino vecchie stampe fotografiche analogiche, alcune sfocate, altre testurizzate, altre esattamente a fuoco, tutte perfettamente suggestive.
A seguire vengono gli splendidi ritratti geometrici di Silvia Idili. Idili utilizza forme geometriche per arricchire i personaggi presenti nelle sue opere. Queste forme vestono e mascherano i volti dei personaggi, simboleggiando il passato, i nostri ricordi e le lezioni che abbiamo imparato da essi. Appaiono in forma di forme taglienti e geometriche, generando la struttura complessa che è ciascuna delle nostre menti uniche, caleidoscopiche e visionarie. In un mix di suggestioni e tensione spirituale, emotiva e psicologica, i ritratti di Idili scrivono il diario dell'uomo contemporaneo che si perde nella complessità della realtà e si ritrova nel trascendente.
Ultimo ma non meno importante, i delicati oli su tela di Tada Koiichiro, i cui ritratti monocromatici dominano in primo piano le tele guardando lo spettatore dritto negli occhi. Caratteristica delle delicate figure di Koiichiro è lo sguardo magnetico dei suoi personaggi. Ipnotico, come un riflesso dell'acqua, serve come una porta verso mondi interiori, sede di segreti e paure.