Dopo cinque anni di lavoro dedicato alla promozione e alla diffusione delle nuove tendenze dell’arte figurativa internazionale, sempre rivolta al Pop Surrealismo puro di altissimo livello e alle grandi star del movimento d’oltreoceano, la Dorothy Circus Gallery è orgogliosa di annunciare la prima mostra personale europea dell’artista giapponese Kazuki Takamatsu e della coreana Kwon Kyungyup.
L’attesissima nuova serie “Because I’m a Doll” di Kazuki Takamatsu, per cui sono numerosissimi i collezionisti in lista d’attesa, visualizza i contenuti e le iconografie di un erotismo squisitamente orientale, legato alla potenza della natura, alla cultura manga, allo sviluppo ipertecnologico. Padrone di una melancolia che riporta a Hiroshima e Fukushima e ispirata dalla speranza perduta dei giovani suicidi, Takamatsu evoca fantasmi di luce venuti per guidarci nell’immensa sacralità delle foreste dell’anima, verso una ritrovata bellezza e serenità.
Le opere di Kazuki Takamatsu sono dipinte con la meticolosa tecnica tridimensionale chiamata distanfeerism, un incrocio tra la gouache e la moderna tecnica del depth-mapping.
Le sue bambole in bianco e nero nate da uno studio digitale, prendono la loro forma attraverso infinite declinazioni di bianchi e di grigi, per poi riemergere con un effetto di “digital make up” da una profondità abissale illuminata a raggi X. Echi di ospedalizzazione, nella nuova serie della coreana Kwon Kyungyup dal titolo “White Elegy”; nelle bianche bende che coprono e scoprono i volti immacolati, quasi alieni, contenitori di ricordi profondi e specchio di un universo rarefatto e inaccessibile di sensibilità e fragilità. Kwon ritrae angeli naif con un passato di sofferenza. I suoi personaggi dai capelli bianchi e la pelle trasparente, sembrano sculture di marmo o perfette e lucenti bambole in finissima porcellana.
Nella loro bellezza ferita, risiede la malinconia bianca dei fiori che stanno perdendo colore, suggerendo un senso di morbidezza che racchiude l’idea di eternità.
Il trentaquattrenne Takamatsu è nato e risiede in Giappone, un paese conosciuto per i suoi paesaggi pittoreschi e per l’alto tasso di suicidi. Un dualismo, questo, che contribuisce a permeare i suoi lavori di meravigliosa tristezza.
La tecnica del depth-mapping di Takamatsu è tanto unica quando faticosamente intricata, fondendo disegno classico, aerografo e pittura gouache con la grafica digitale.
“Bianco e nero esprimono metaforicamente l’ambiguità di positivo e negativo, del bene e del male, della razza e della religione” scrive. “Combinando elementi della moderna computer graphic con materiali analoghi, il mio intento è quello di documentare le emozioni che i giovani provano nei confronti di questa moderna società sistemizzata, e le congruenze tra società reale e digitale.