Alessia Iannetti è nata a Carrara nel 1985 e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti presso la cattedra del Maestro Omar Galliani da cui eredita, oltre alla sapiente tecnica della grafite su tavola, “le stigmate” della più affascinante illustrazione contemporanea, delle sue prospettive, dalle inquadrature cinematografiche, fatte di bianchi e neri e di infinite declinazioni di grigi, che restituiscono al monocromo e al disegno l’eccellenza della profondità.
Siamo di fronte ad un’arte colta, sicura rispetto alla sua virata figurativa e fiera della sua adesione ad un Neoclassicismo onirico e surreale che oggi colloca la Iannetti tra i più interessanti artisti della scena Neo Surrealista e Neo Pop di livello internazionale, in risposta ad un linguaggio concettuale oggi troppo poco Contemporaneo.
Padrona del buio e del più intenso Noir d’autore, la Iannetti non sceglie di sedurre attraverso la paura o l’inquietudine, ma spinge il nostro sguardo verso un’intima dimensione altra, in cui i parametri razionali sono rovesciati come in un sogno ed è il silenzio a parlare, di fragili battiti d’ali, del nascosto cuore gonfio, abitato dai tanti colori della bellezza e pronto a lasciarsi implodere per portarli alla luce.
Le sue opere sono pervase da un misticismo notturno, ispirato dalle note scure dell’immaginario Dark anglosassone, (a cui l’artista fa preciso riferimento omaggiando dei titoli delle sue opere autori quali Smashing Pumpkins, Joy Division, The Cure, Hole…) ma suggeriscono un Tema dell’Ombra estremamente elaborato che porta dentro di sé, sia il sublime liberty della pittura di V. Corcos, D.G. Rossetti e F. Khnopff, sia l’ipnotica cifra “personale”, romantica e polverosa della fotografia di Margaret Cameron, Lady Hawarden e dello stesso Lewis Carroll, ponendo l’accento su una spontanea teatralità dei personaggi.
Così, le sue figure sono chiamate a rappresentare fragili fanciulle in bilico tra mito e quotidianità, e vengono immerse tra foglie di boschi grigi che consentono all’artista di manipolarne le luci e le ombre come in una sorta di Cameroniana “Glass House”. Mentre le atmosfere misteriose e sospese, in cui esse si trovano avvolte, sono tanto evocative da essere capaci di provocare nello spettatore la mistica illusione di percepirne i sussurri e i fruscii, rimandandoci inevitabilmente alla letteratura di J. Lindsay, e in particolare al celebre capolavoro cinematografico di P. Weir “Picnic ad Hanging Rock”.
Le esposizioni dell’artista viaggiano tra Europa e Stati Uniti segnando il suo continuo progresso nella scena dell’Arte Contemporanea. La sua prima mostra personale “Daphne Descends” (Dorothy Circus Gallery, Rome, 2013) rappresenta il suo debutto in scena. Partendo da una delle più antiche forme di narrazione, l'artista ha deciso di scoprire le radici del suo universo onirico e raccontare sé stessa attraverso la storia di Apollo e Dafne. Il mito é ambientato in una dimensione incontaminata, un bosco etereo animato dal fitto fogliame e da sussurri che raccontano una storia ... quella dell'artista stessa.
“In the Footsteps of my Shadow” (La Luz de Jesus Gallery, Los Angeles, 2015), è un secondo passo nella ricerca dell'incontrollabile inconscio dell'artista. Ora la notte infinita viene filtrata da improvvisi bagliori che illuminano nuovi volti. Anime misteriose ci invitano a cercare un segreto nascosto tra petali di rose e gli sguardi degli alberi.
Infine, le creature incantate ci guidano verso l’immaginario di "Cyclothymia" (Dorothy Circus Gallery, Roma, 2017). Siamo di fronte ad uno scenario più maturo: l'artista vuole che esploriamo gli istanti più intimi della sua mente e tutte le sue sfaccettature. Il segreto mistico è in parte svelato, riguarda la flebile eternità della bellezza, la felicità e la malinconia che sconfiggono il tempo lasciando tutto in sospeso sulle ali di lucciole e falene.
Con “Aurora Consurgens” (Corey Helford Gallery, Los Angeles, 2018), l’artista ci rivela un nuovo tipo di scenario in cui il processo di metamorfosi abbraccia sia la dimensione fisica che quella spirituale. Questo è un viaggio solitario, tra le visioni elusive dell’inconscio, e inizia con il buio più profondo per poi raggiungere l’Aurora, la più splendente delle luci.
L'artista ha mostrato le sue opere in occasione di vari eventi istituzionali ed esposizioni collettive internazionali. Tra questi, "Pop Surrealism-Stay Foolish!" (Museo Casa del Conte Verde, Rivoli, 2012) e “Lacrima Acquarium", (Museo dell'Acquario - Casa dell'Architettura, Roma, 2013), entrambe curate dalla Dorothy Circus Galllery.
Alessia Iannetti ha inoltre collaborato con la Waxploitation Records illustrando “The LittleBoy and the Glowing Globe” (“Stories for Ways and Means”), racconto scritto da Anna von Hausswolff e Maria von Hausswolff ed interpretato dall’artista attraverso il suo stile inconfondibile. Le opere prodotte per questo libro saranno esposte presso la Dorothy Circus Gallery di Londra a Febbraio 2019.
L’operato sorprendente della Iannetti è stato riconosciuto e pubblicato dalle più importanti testate del settore, quali Hi Fructose Magazine, Juxtapoz Magazine e Beautiful Bizarre, e recensito da blog rinomati come Boooooooom, Super Sonic Art, Empty Kingdom, Wide Walls, Platinum Cheese, e molti altri.